GIOCARE CON LE TETTE

 
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GIOCARE CON LE TETTE…un libro all’improvviso!

Nella cassetta delle lettere della Fondazione per lo sport del Comune di Reggio Emilia viene recapitata un'anonima e misteriosa busta rosa, contenente una chiavetta USB, insieme ad un inquietante biglietto: "Per il 26 maggio, pubblicatelo". Il 26 maggio è la data fissata per la finale della Champions League femminile, che nel 2016 verrà disputata allo stadio "Città del tricolore" di Reggio Emilia.
Lo scritto che l'anonimo/a scrittrore/ice regala alla Fondazione, per farne un libro, il cui ricavato possa finanziare oltre alle proprie attività anche una campagna a favore del calcio femminile.
Lo scritto, tra il colto e l'ironico, spazia dalle antiche migrazioni al "caso Belloli", per dimostrare che l'ostracismo nei confronti del calcio femminile è la cifra di uno dei molti "vulnus" di cui soffre la democrazia in Italia. Democrazia, sostantivo di genere femminile...troppo spesso solo per il vocabolario Treccani. Lo abbiamo pubblicato, con “Compagnia Editoriale Aliberti”.
 
IL LIBRO
“Finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio sotto l’aspetto della resistenza, del tempo, dell’espressione atletica. Invece abbiamo riscontrato che sono molto simili”.
“Basta, non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche“.
Parole e musica rispettivamente di Carlo Tavecchio, presidente di Federcalcio, l’uomo “preterintenzionale”, che prima dichiara e poi chiarisce e di Felice Belloli, ex-Presidente della Lega Nazionale Dilettanti, stando almeno a quanto la stampa riferisce che egli avrebbe detto nella seduta del Consiglio del Dipartimento calcio femminile del 5 marzo 2015.
Non sono “voci dal sen fuggite”, ma il segno che il mondo del calcio è in mano a una classe dirigente, per la quale vale evidentemente ancora la codificazione delle XII Tavole del V secolo a. C., secondo cui le donne sarebbero affette da ignorantia iuris, imbecillitas mentis, infirmitas sexus, levitatem animi.
Ma questa è forse solo la punta dell’iceberg di un mondo, di una cultura e di certa politica, che in generale conserva nel proprio linguaggio e nei propri simboli la primordialità della steppa e di un’epoca fatta di discriminazione e segregazione di ruoli e funzioni.
E’ un libro che potrà dispiacere a molti, perché dimostra come, ad onta delle dichiarazioni verbali di stampo “illuminato”, è in realtà una vecchia cultura primordiale che riemerge spesso (persino inconsapevole di sé stessa), tra le pieghe della storia e delle istituzioni.
Indicatore straordinario di questo “pensiero fossile”, è quello che accade appunto nel calcio femminile: leggendo le dichiarazioni dei nostri massimi dirigenti sportivi, è chiaro come nulla sia fin qui cambiato rispetto a quando - era il 1909! - si diceva che il football non è uno sport per signorine o a quando il “Littoriale”, giornale del regime fascista, si vantava di reprimere “qualsiasi tentativo episodico di introdurre in Italia uno “spettacolismo sportivo” femminile, che del resto, non esistiamo ad affermarlo, sarebbe stato condannato dal nostro pubblico”.
E’ incredibile, ma, ad onta di quanto ritiene certa cultura da “bar dello sport”, questo libro dimostra invece che anche le donne possono giocare a calcio.
Ciò che farà più dispiacere ai “fossili della storia” è che lo fa con il sorriso. Si sa che l’ironia e l’intelligenza sono sorelle e, notoriamente… i fossili non sorridono.
Ultimo aggiornamento: 06/12/17

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